Dalla Gazzetta di Parma on-line

Di Beppe Facchini

Un cartellino rosso, un calciatore espulso e un padre furioso che ricorre per vie legali. Difficile trovare un precedente simile nella storia del calcio locale (e non solo). Eppure, dopo una partita di Giovanissimi regionali, disputata in una delle tante strutture sportive di Parma, è in corso un’insolita diatriba tra un genitore infuriato e un direttore di gara accusato di aver avuto un atteggiamento ingiusto nei confronti del figlio quindicenne. Tutto ha inizio circa un mese fa: durante un match di campionato il ragazzo, centrocampista di una formazione locale, è stato allontanato dal campo per proteste, dopo aver subito un presunto fallo non sanzionato dall’arbitro. Articolo completo sulla Gazzetta di Parma in edicola.

Bymanso: la clausola che riguarda i tesserati FIGC parla chiaro e dice che non si può fare denuncia penale o civile nei confronti di un altro tesserato senza il permesso della Federazione. Questa "legge" che condividiamo in pieno, avverte inoltre che in caso del suo mancato rispetto, il soggetto querelante è passibile di squalifica. Non sappiamo se il genitore in questione, che esercita la patria potestà, ha richiesto la liberatoria alla FIGC, ma possiamo supporre che non lo abbia fatto, perché ci pare strano che in Federazione la concedano per cose del genere. Quindi? Adesso dovrebbe scattare la squalifica per il ragazzo (minorenne), che per la legge e anche per la Federazione è sotto la tutela del genitore. Una bella roba davvero, perché alla fine chi ci rimetterà sarà il mini-giocatore. La Federazione in questo caso difenderà il suo arbitro come è logico e poi speriamo che si regoli come fanno gli struzzi.  Non si può punire un ragazzo che ha il solo difetto di non potersi scegliere il padre da portare alle partite.

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